UN FILO DI LUCE NELLA COMUNICAZIONE, ancora. Il mese scorso ho lanciato questo titolo esca per tracciare su queste pagine un segno, ho aperto un cancello per alimentare questo gioco d’azzardo perpetuo visivo e verbale concreto, virtuale, tutto alla ricerca di legami, interventi. L’esplosione digitale ha spostato il nostro orologio.
Ricevo cronache strampalate, testi disperati per la mancanza di ingorghi stradali, tracce di oggetti che annullano ogni forma e la funzione non si sa quale sia. Della strategia globale ci ha parlato anche Bill Gates, ma non se ne vedono tracce né in Italia, né in Europa neppure negli USA: nessuno sa ancora cosa fare.
Ma DOPO tutto sarà meglio di prima?
ECCO ALCUNE RISPOSTE
LETTERA 1.
DA OSCAR FANTINI, CRITICO E SAGGISTA DI ARCHITETTURA E DESIGN, MODENA
L’ARCHITETTO DI HITLER, ALBERT SPEER
Leggo, scrivo, sfoglio, metto ordine e creo disordine, internet è sempre attivo. L’architettura mi assorbe, purtroppo del design si son perse le tracce.
A proposito dell’architettura, nel terzo scaffale in alto a destra della mia libreria, ho trovato il libro autobiografico di Albert Speer dal titolo MEMORIE DEL TERZO REICH, il noto architetto di Hitler condannato dagli Alleati nel Processo di Norimberga a venti anni di prigione.
Un libro che descrive nei dettagli i lavori più importanti realizzati non solo a Berlino.
Albert Speer era un gerarca ma era soprattutto la figura più misteriosa e intrigante del regime. Vicinissino al Fuhrer come pochi, partecipe di tutte le sue scelte, eppure lontanissimo dall’iconografia fisica e intellettuale del Terzo Reich. Colto, di bell’aspetto, elegante e di modi raffinati quando gli altri erano truculenti e assatanati, Speer sembrava veramente ” l’angelo venuto dall’Inferno” come lo definì Wolf Jobst Siedler, l’editore che pubblicò le sue memorie dopo la sua uscita dal carcere.
A partire dal 1944, resosi conto della follia di una guerra ormai persa da tempo ma che fino a quel momento si era retta, a suo avviso, solo grazie alle capacità organizzative di Hitler, Speer cercò dapprima di convincere Hitler alla resa; lo fece sia di persona sia attraverso lettere in cui dichiarava apertamente che la guerra era persa (affermazione che ad altri gerarchi costò la vita). Visti i ripetuti fallimenti, partecipò addirittura alla programmazione di due attentati per eliminare il Führer stesso, entrambi però destinati al fallimento.
Al PROCESSO DI NORIMBERGA si assunse ogni responsabilità sul suo operato e dichiarò che il popolo tedesco non era corresponsabile di ciò che era avvenuto. Venne assolto dall’accusa di crimini contro l’umanità e gli fu tolta la responsabilità delle deportazioni in massa di lavoratori, ma i giudici affermarono che quando aveva trasgredito agli ordini di Himmler lo aveva fatto solo per ragioni utilitaristiche e non umane né etiche. Speer fu condannato a vent’anni. Nelle sue MEMORIE DEL TERZO REICH, scritte nel periodo successivo alla sua detenzione, si può notare il tentativo di presentarsi come una persona che – in seguito a una presa di coscienza – prova umiltà e vergogna per ciò che la guerra e lo sterminio di massa rappresentarono per il mondo intero. Morì a Londra nel 1981.
La CATTEDRALE DI LUCE (dal tedesco Lichtdom) era una delle principali caratteristiche estetiche dei raduni del partito nazista a Norimberga tenuti dal 1934 al 1938. La più nota è quella progettata dall’architetto ALBERT SPEER, consisteva in una grande costruzione di 390 metri di lunghezza ( quasi il doppio delle Terme di Caracalla a Roma) e 24 metri di altezza. L’illuminazione era data da 130 proiettori da difesa antiaerea posizionati a 12 metri di distanza l’uno dall’altro e rivolti verticalmente. Quando venivano accesi, generavano una serie di fasci di luce verticali simili a colonne che circondavano il pubblico e saettavano fino a 6-8 chilometri di altezza formando in alto una grande volta luminosa. L’ambasciatore britannico Henderson commentò ” L’INSTALLAZIONE E’ BELLA E SOLENNE A UN TEMPO, SEMBRAVA D’ESSERE IN UNA CATTEDRALE DI GHIACCIO.” Le Cattedrali di luce sono documentate nel film di propaganda nazista Festliches Nürnberg del 1937 e vengono considerate tra le opere più importanti di Speer.
Nella foto: i giochi di luce ideati da Albert Speer al campo Zeppelinfeld di Norimberga, durante l’adunata annuale del partito nazista del settembre 1938.
WELTHAUPTSTADT GERMANIA
(la Capitale Mondiale Germania). Ecco il modellino del progetto di Speer per la Nuova Berlino. Dalla Stazione Sud si sarebbe dovuto intravedere, a distanza di parecchi chilometri, attraverso la luce dell’Arco di Trionfo, sito a 800 metri, la GRANDE CUPOLA al cui confronto il Reichstag e la Porta di Brandeburgo non avrebbe contato più nulla.
I lavori di demolizione per l’apertura della Grande Strada ebbero inizio nel 1939.
LETTERA 2
DA LETIZIA LIONELLO, ARCHITETTO, MILANO
RIFLESSIONI DAL MIO EREMO
Isolati in una città vuota e silenziosa qualcuno sta pensando a un modello di città in grado di assorbire e controllare gli effetti delle epidemie che i profeti di sventura dicono potrebbero ripetersi percorrendo come un’onda funesta il mondo intero.
La globalizzazione è in scacco?
L’ immensamente piccolo sta dettando legge all’ immensamente grande.
Costretti a una pausa forzata, sopravviviamo confinati in casa in una quarantena insopportabile, a una distanza controllata l’uno dall’altro per paura del contagio. Solo la “rete” ci impedisce un vero isolamento. Un’onda elettromagnetica ci sta salvando.
Verifichiamo che la città con milioni di abitanti – con edifici paese non garantisce la salute all’uomo: inquinamento dell’aria, spostamenti vorticosi e incontrollabili, squilibri tra diversi gradi di igiene, invasione di rifiuti non eliminabili……natura assente.
Ma quella stessa tecnologia che ci ha portato al punto insostenibile in cui siamo, ci mostra anche la via percorribile che ci può salvare. La città dalle forti densità umane non è necessaria, perché la rete annulla le distanze. Trasporti veloci possono ridurre le distanze fisiche. Fabbriche, luoghi di scambio, edifici residenziali, ecc. possono non inquinare e quindi non necessariamente devono essere isolati in zone dedicate. I rifiuti possono essere trasformati e rientrare nell’uso imparando dalla materia organica quella che chiamano economia circolare.
La natura può riprendere i suoi spazi e diventare una presenza essenziale alla salute umana.
La città può diventare un dispositivo vivente organico che raccoglie in se una molteplicità di funzioni complesse complementari, funzionali le une alle altre, ecc. e grazie alla natura metabolizzarle in un movimento continuo circolare.
Un sogno? Certamente lo è stato per alcuni teorici dimenticati del secolo scorso tra cui Wright, ma un sogno che oggi è realizzabile grazie
alle tecnologie e alle nuove scienze e… all’esperienza traumatica di questa pandemia che stiamo vivendo.
LETTERA 3
DA MARIA TERESA CEVOLA, ARCHITETTO, MILANO
REALISMO POSITIVO
Potevo rimanere a Ferrara.
Tutto sarebbe stato più lieve, più ovattato, invece no, qua, nell’occhio del ciclone. Pensavo a Robert Capa che scelse di documentare le guerre e tanti altri fotografi,come lui, in prima linea. Volevo documentare i “sentimenti” di una fase cruciale delle nostre vite.
Tre settimane: la prima ho lavorato super concentrata, la seconda ho messo in ordine vecchie cose: fotografie, disegni…la terza ho aggiornato i quadri nel mio soggiorno (ora sono tutti miei: disegni, fotografie…).
Avrò visto cento tra film e documentari in questi giorni, sempre facendo altro, in una circolarità di giornata, in cui giorno e notte si alternano senza ordine, senza appuntamenti, senza impegni….Tutti bellissimi. Guardati con occhio distratto sono tutti bellissimi ….
Rimangono altre tre settimane, tante. Per il momento: una vita solitaria e’ un’esperienza di grande valore, diventa più chiaro l’importanza della Socialità e della Relazione.
Far parte di un Gruppo (l’umanità), costruire Progetti per sé e per gli altri.
LETTERA 4
DA EDITTA GRASSO, FOTOGRAFA, MILANO
LET THE SUNSHINE IN
Questo è un periodo, ancora indeterminato, di isolamento con considerevole diminuzione di spostamenti, viaggi e incontri.
Una modificazione degli stili di vita e delle abitudini personali o condivise.
Questa evenienza, purtroppo causata da una pandemia globale, non ha modificato in maniera molto rilevante le mie attività, un rallentamento già iniziato, anzi intimamente desiderato e programmato.
Ancor più di prima, ora mi sto allontanando dal flusso incessante e unilaterale del circo mediatico della tv e della stampa. Cerco nelle fonti alternative di informazione che ci offre la rete. Più di prima apprezzo la quasi assenza del “rumore” di fondo e l’allontanamento dal flusso continuo delle immagini e parole postate ovunque. Questa attitudine contemporanea di riempire ogni spazio. “horror vacui” che induce una dipendenza veloce e incessante, per essere sempre connessi, per non perdere un tutto caotico.
Ho invece il piacere di ripescare letture rimandate e riprendere piccoli utili lavori tralasciati. Scrivere, telefonare ad amici lontani. Avere il coraggio di cercare qualcuno di cui non abbiamo notizie da lungo tempo. Sintonizzarmi con un delicato “horror pleni” (gillo dorfles), lieto rifiuto di qualsiasi affollamento. Ecco, “il silenzio”, senza alcun senso di vuoto o solitudine. Anzi, un’area di sospensione, di leggerezza, concentrazione, approfondimento, introspezione. Eliminazione del superfluo, una selezione necessaria per scorgere la svelata bellezza della distanza. quasi una purificazione. Lasciare riaffiorare i sogni, anche quelli notturni. Non ultimo, continuare il lavoro di riordino del mio archivio fotografico, riscoprendo, con rinnovato stupore, immagini remote. Scansionare l’antico materiale analogico su pellicola. Parlarne e condividere con gli amici che hanno partecipato allo stesso impegno o alle stesse avventure. Pensare nuove immagini, figlie dell’immaginazione e dell’intuizione. “Ascoltare con gli occhi è il sottile ingegno dell’amore (William Shakespeare).
Anche, senza sentimentalismi, abbandonarsi a momenti di poesia, lasciarsi sfiorare con la memoria sensuale dai profumi mediterranei, increspature del mare, tepore del vento delicato di una stellata notte d’estate. Come la bellezza dei piccoli versi essenziali di un haiku che solo contempla la stilla sopra un petalo.
Gioire di una delle grandi meraviglie che il mistero della vita ci dona: “la luce”. “C’è una crepa in ogni cosa, è così che entra la luce” -“there is a crack in everything, that’s how the light gets in” (Anthem – Leonard Cohen).
LETTERA 5
DA STEFANO BATTAGLIA, DIGITAL BUSINESS ANALYST, MILANO
CONCETTI IN CONCERTO
La musica sta all’uomo come questi sta al mondo. Perché la musica nasce dai rumori, da vibrazioni che si traducono poi in elementi riconoscibili e riproducibili. Con la musica si passa da un’espressione all’altra dal primitivo al definitivo e si chiude il cerchio. Ma lungo il percorso di un brano, uno qualsiasi, si scopriranno sempre note, cose nuove.
Vi invito ad un Concerto Minimale mettendo in primo piano BRIAN ENO non uno dei dieci tanti che vi propongo, perché credo che buona parte della musica d’oggi deve qualcosa a Brian Eno. Lui è stato il ” non musicista ” per eccellenza ed è invece il musicista più importante per la musica popolare dei nostri giorni.
Cito alcune frasi che Brian ha detto, le ho lette non ricordo più dove ” Non credo che la mia musica possa essere considerata astratta. Perché la mia musica nasce per spazi ben determinati e serve a modificare questi ambienti, a rendere possibile una percezione diversa degli oggetti. E’ ben più astratta una musica pop che cerca di non farti pensare, di tirarti fuori i tuoi problemi quotidiani. Io credo che una musica davvero ” politica “, una musica davvero reale, sia quella che ti coinvolge emotivamente e spiritualmente, perché la realtà, le tue abitudini, le tue relazioni con la gente, si muovono da quel livello di esperienza “
BUON ASCOLTO!
Brian Eno: nato in Inghilterra nel 1948, attivo dai primi anni 70 come musicista, produttore ed artista multimediale.
- Brano: 1/1
- Album: Ambient 1/Music for airports
- Genere: Elettronica, Avant-Garde
Keith Jarrett: nato negli USA nel 1945, attivo dagli anni 60, estremamente prolifico e dotato di uno stile personalissimo ed iconoclasta
- Brano: Pt. I
- Album: The Koln Concert
- Genere: Jazz
Sam Gendel: nato negli USA ed attivo da circa 10 anni, sassofonista, chitarrista e cantante, abbina il jazz psichedelico al pop sperimentale.
- Brano: Stardust
- Album: Satin Doll
- Genere: Jazz
Tangerine Dream: formatisi nel 1967 in Germania, hanno aperto la strada alla musica elettronica “ambient” ed alla new age
- Brano: 3 AM at the border of the marsh from Okefenokee
- Album: Stratosfear
- Genere: Elettronica
Jan Jelinek: nato in Germania ed attivo dagli anni 90, con lavori basati su campionamenti elettronici e contaminazioni elettro-acustiche e jazz
- Brano: Tendency
- Album: Loop finding jazz records
- Genere: Elettronica, Minimal techno
B12: formatosi nel 1990 in Inghilterra, il duo elettronico ha uno spiccato senso della melodia pur descrivendo paesaggi all’apparenza freddi
- Brano: Soundtrack of space
- Album: Electro Soma
- Genere Elettronica
Curly Camel: giovane gruppo formatosi in Svezia da circa 10 anni, suonano un mix fra jazz moderno, elettronica, musica classica ed altre influenze
- Brano: 6 from destruction
- Album: Mono human
- Genere: Jazz
Klaus Schulze: nato nel 1947 in Germania, fra i fondatori dei Tangerine Dream, è considerato uno dei padri della moderna musica elettronica
- Brano: Chromegel
- Album: Cyborg
- Genere Elettronica
Neuland: formatisi nel 2019 per iniziativa di due membri originali dei Tangerine Dream, propongono un’elettronica basata su suoni cinematici
- Brano: Measure 3
- Album: Neuland
- Genere Elettronica
The Orb: attivi dal 1989 ed originari dell’Inghilterra, i loro paesaggi sonori combinano elettronica, psichedelia e fughe “progressive”
- Brano: Blue Room
- Album: U.F.Orb
- Genere Elettronica
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