Il Museo Diocesano e del Codex è una costruzione con una propria identità che si evidenzia per la sua diversità. E’ un luogo che invita ad una visita.
Nel Museo Diocesiano si aprono ambienti da scoprire in cui ci si ferma per apprezzare e ammirare la variazione architettonica e dei materiali utilizzati, uno scenario forte accarezzato da una luce avvolgente il cui compito fondamentale è di stimolare la voglia di scoprire tutte le opere d’arte che contiene. Il Museo Diocesano è uno spazio leggero, con un proprio nitore geometrico che esprime una monumentalità classica di una stupefacente bellezza. La sua natura rivela tutta l’energia e le attività che hanno trasformato questo spazio in un vivace centro d’interesse storico-artistico, liturgico, culturale in un’area di per se con una fisionomia esclusiva.
La storia della sua costruzione parte nel 1949 e tra interventi e rimaneggiamenti si arriva al 3 luglio 2016, data di inaugurazione.
Il Museo Diocesano e del Codex è un museo calabrese che si trova a Rossano, in provincia di Cosenza, di fianco alla Cattedrale della Santissima Achiropita.
IL RIFERIMENTO STORICO
Al suo interno il Museo custodisce la sua opera principale il Codex Purpureus Rossanensis (Gregory-Aland: Σ o 042) che è un manoscritto onciale greco del VI secolo contenente un evangelario con testi di Matteo e Marco. Deve l’aggettivo “Purpureus” al fatto che le sue pagine sono rossastre (in latino purpureus) e contiene una serie di miniature che ne fanno uno dei più antichi manoscritti miniati conservati del Nuovo Testamento..
Nell’ottobre del 2015 è stato riconosciuto quale Patrimonio dell’umanità ed inserito dall’UNESCO tra i 47 nuovi documenti del Registro della memoria mondiale.
IL Codex fu ritrovato nel 1879 all’interno della sacrestia della Cattedrale di Maria Santissima Achiropita di Rossano da Adolf von Harnack e pubblicato subito dopo da Oscar von Gebhardt.
È composto di 188 fogli di pergamena (31×26 cm) contenenti il Vangelo secondo Matteo e il Vangelo secondo Marco oltre ad una lettera di Eusebio a Carpiano sulla concordanza dei Vangeli. In origine conteneva tutti e quattro i Vangeli canonici, come è evidenziato dalla prima miniatura che contiene i simboli dei quattro evangelisti e soprattutto dalla presenza delle concordanze eusebiane, e pertanto doveva contare circa 400 fogli.
Il manoscritto riporta testi vergati in oro ed argento ed è impreziosito da 14 miniature, accompagnate in calce di cartigli descrittivi, che illustrano i momenti più significativi della vita e della predicazione di Gesù, di cui alcune costituiscono tra le prime e più preziose rappresentazioni della figura di Pilato, raffigurato come un giudice canuto, assiso sulla SELLA CURULIS nell’atto prima di ricevere il Cristo e poi di pronunciare la sentenza della condanna a morte al NOTORIUS.
LA COLLEZIONE DEL MUSEO
Architettura e opere d’arte esposte si mettono a confronto in un dialogo costante anche dal punto di vista didattico, insomma una stanza illuminata pensata per aprire la visione su una terra forte a misura dell’uomo.
Dopo i lavori del passato di conservazione, catalogazione e prima esposizione tematica del patrimonio storico-artistico e liturgico, il nuovo progetto di musealizzazione ha imposto la riorganizzazione degli spazi ed un nuovo allestimento, frutto di un minuzioso ed elaborato lavoro scientifico fatto dal prof. Giorgio Leone, coadiuvato dagli storici dell’arte dott.sa Cecilia Perri e dott. Michele Abastante.
È stato per questo privilegiato, attraverso l’esposizione cronologica di una selezione delle opere più rappresentative, un nuovo percorso museale basato sulla creazione di due principali sezioni:
- Percorso I: il Codex Purpureus Rossanensis;
La sezione prevede due sale propedeutiche alla visione dell’antico evangelario custodito in una terza sala dentro una teca climatizzata. È qui che i visitatori servendosi di uno speciale sfogliatore multimediale consultano la copia digitale ad altissima risoluzione del prezioso evangelario.
- Percorso II: il Museo Diocesano e la Città di Rossano nei secoli;
La sezione si snoda in più sale tematiche e cronologiche: Rossano tra Antichità e Medioevo; Rossano Rinascimentale; Rossano tra Manierismo e Barocco; il Culto dell’Achiropita; Rossano tra Settecento e Ottocento (sezione Argenti).
Gli ospiti durante la visita, tra reperti archeologici, dipinti, sculture, arredi sacri, suppellettili in argento, paramenti liturgici, pergamene e codici musicali miniati, possono fare uso, per ulteriori approfondimenti, di pannelli didattici, monitor touch-screen e due documentari video: “La storia raccontata dal monaco Efrem” e il “Culto dell’Achiropita”.
IL NUOVO MUSEO
Il progetto di restauro, valorizzazione e nuovo allestimento del “Museo Diocesano e del Codex” ha rappresentato un importante momento di collaborazione e sinergie tra i diversi attori: enti religiosi ed istituzionali di rilievo scientifico nazionale ed internazionale, le imprese e il mondo dell’artigianato locale.
I lavori sono stati diretti dall’arch. Antonio Aprelino, per l’Arcidiocesi di Rossano-Cariati, e dall’arch. Sergio De Paola, per la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio della Calabria.
L’intervento è stato per questo distinto in due momenti significativi: da una parte il recupero del contenitore ovvero l’edificio ottocentesco così da valorizzarne le sue peculiarità costruttive e dall’altra la valorizzazione del ricco patrimonio artistico, in primis del Codex Purpureus Rossanensis, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie ed il cablaggio dell’intera struttura.
Infatti, lungo l’itinerario espositivo il visitatore potrà consultare i monitor touch-screen, dal contenuto scientifico e didattico culturale e gli schermi a Led con i tre video-documentari.
Poiché il museo insiste in un edificio di interesse storico-artistico e per questo vincolato e tutelato, nel rispetto della natura del luogo, si è intervenuti principalmente attraverso la rimozione delle preesistenti barriere architettoniche
L’ILLUMINAZIONE
Il Museo si estende su un solo livello su una superficie coperta di circa 500,00 mq. Particolari prescrizioni sono state date, dal punto di vista impiantistico, ai fini della tutela e valorizzazione delle opere d’arte. Per questo, è stato elaborato un puntuale progetto di illuminazione e gestione della luce (Zumtobel), tra i più sofisticati e tecnologicamente avanzati al mondo in ambito museale, così da favorire la conoscenza artistica e, nello stesso tempo, avere il controllo della gestione dei costi e di manutenzione (innovazione tecnologica e risparmio energetico).
Il museo è stato difatti interamente illuminato con proiettori a Led montati su binari elettrificati, temperatura colore stabilizzata 3000 K e resa cromatica > 92. Si tratta di una luce priva di calore, IR e UV, così da valorizzare, senza alterare, la qualità delle opere esposte nei colori e nei diversi materiali (argento, oro, tessuto, sculture lignee, dipinti su tela e tavola, etc.). Con particolare riguardo alla gestione della luce, con pre-impostazioni di scene dinamiche, così da offrire il massimo del confort visivo per singoli ambienti ed opere esposte con possibilità di programmazione, anche in remoto, e controllo del singolo corpo illuminante e del suo flusso luminoso.
Chi visita oggi il Museo Diocesano si troverà a vivere un’esperienza unica ed irripetibile dentro uno spazio confortevole, moderno, tecnologicamente avanzato e più social.
INFORMAZIONI SUL PROGETTO
Architetto: Antonio Aprelino
Progettista: Architetto Francesco Prosperetti – R.U.P.
Direttore Lavori: Architetto Sergio De Paola
Illuminotecnico: A+A Luce&Design
Installatore: SPROVIERI srl
Prodotti ZUMTOBEL: OMEGA PRO, CONTRAST LED, PANOS, VIVO, ARCOS, LITECOM
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