Saul Steinberg torna a Milano con un’esposizione ricca di disegni a matita, a penna, a pastello; opere realizzate con timbri e ad acquerello, maschere di carta, oggetti/sculture, stoffe, collage. Ad accompagnare le opere, un’ampia selezione di apparati documentali e fotografici e una selezione accurata di riviste e libri originali, che – a partire dalle famose copertine del ”The New Yorker” – hanno accolto alcuni dei contributi più significativi di Steinberg.
Triennale Milano e Electa dedicano a Saul Steinberg(1914-1999), a cura di Italo Lupi e Marco Belpoliti con Francesca Pellicciari un grande spazio. Un omaggio che Milano doveva al grande artista, che ha dedicato molte delle sue opere alla città in cui ha soggiornato negli anni di formazione.
350 opere circa, provenienti da importanti istituzioni, quali la Saul Steinberg Foundation, il Jewish Museum e la Hedda Sterne Foundation di New York, il Museum of Fine Arts di Boston, nonché da collezionisti e amici di Steinberg, in Italia e all’estero. In questa occasione, viene inoltre mostrata in anteprima parte dell’importante donazione di opere dell’artista che la Biblioteca Nazionale Braidense ha recentemente ricevuto dalla Saul Steinberg Foundation. La mostra si inserisce nel percorso che Triennale sta portando avanti su alcuni protagonisti della cultura del Novecento che da Milano hanno sintetizzato un’estetica e una visione del progetto che ha poi avuto influenze in tutto il mondo.
UN BREVE PROFILO DI SAUL STEINBERG
Laureatosi alla facoltà di Architettura del Regio Politecnico, Steinberg non ha mai dimenticato gli anni trascorsi a Milano (dal 1933 al 1941), città in cui, oltre a stringere importanti rapporti di amicizia con alcuni protagonisti del vivace mondo culturale milanese di quegli anni – a partire da Aldo Buzzi, suo amico fraterno – si inizia a delineare il suo personale percorso artistico, attraverso i primi contributi alle riviste satiriche degli anni Trenta come Il Bertoldo e il Settebello, tramite i quali ottiene una prima, precoce fama come disegnatore umoristico.
Saul Steinberg Milano New York in Triennale prende spunto proprio da questi esordi per fornire una prima testimonianza del suo rapporto con l’Italia in generale, e con Milano in particolare, senza però tralasciare anche altre città – reali, come Venezia o Carpi, oppure immaginarie, frutto di straordinari pastiches di paesaggi urbani composti da cupole romane e fantasie architettoniche, non riconducibili ad una città specifica ma dal sapore tutto italiano.
Espulso nel 1941 dall’Italia per motivi razziali, Steinberg raggiunse nel 1942 gli Stati Uniti, da cui, arruolatosi nelle fila dell’esercito alleato, ripartì con lo scopo di raccontare gli eventi del conflitto mondiale, andando a toccare oltre ai teatri di guerra di Cina, India e Nord Africa anche il Bel paese. Dall’esperienza del conflitto scaturirono importanti opere, due delle quali, già esposte nel 1946 al MoMA in occasione della mo-stra Fourteen Americans, sono presenti in Triennale. Nucleo centrale dell’esposizione è un’opera specifica tamente realizzata da Steinberg per Milano: quattro disegni preparatori, ciascuno composto da una striscia di carta piegata a fisarmonica.
L’allestimento al primo piano di Triennale nella Curva, punto privilegiato del Palazzo dell’Arte, è disegnato da Italo Lupi, Ico Migliore, Mara Servetto.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.